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"L'onorevole chiede di quel contratto"

I nomi dei politici e i 655 "segnalati"

Sequestrato l'elenco degli sponsor: spuntano Bassolino, De Mita e un consigliere Pdl. Qualcuno usava gli sms

NAPOLI - Aveva raccomandato tante persone e alla fine qualcuno sfuggì al controllo.

E così, al telefono con il direttore generale dell’Arpac, l’Agen­zia regionale per l’ambiente, l’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella chiedeva:

"Scusa, ma questo Massaccese di Casoria chi è?". Giuseppe Ca­pobianco lo rassicurava:

"È uno dei privati che dob­biamo riconfermare, non è nostro... È uno dei Ds.

Ho avuto indicazioni da Giggino e mi ha detto che venivano da te".

2009-10-22

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Dal Sito Internet di

CORRIERE della SERA

per l'articolo completo vai al sito Internet

http://www.corriere.it

2009-10-22

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2009-10-22

"L'onorevole chiede di quel contratto"

I nomi dei politici e i 655 "segnalati"

Sequestrato l'elenco degli sponsor: spuntano Bassolino, De Mita e un consigliere Pdl. Qualcuno usava gli sms

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NAPOLI - Aveva raccomandato tante persone e alla fine qualcuno sfuggì al controllo. E così, al telefono con il direttore generale dell’Arpac, l’Agen­zia regionale per l’ambiente, l’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella chiedeva: "Scusa, ma questo Massaccese di Casoria chi è?". Giuseppe Ca­pobianco lo rassicurava: "È uno dei privati che dob­biamo riconfermare, non è nostro... È uno dei Ds. Ho avuto indicazioni da Giggino e mi ha detto che venivano da te".

I fax dai politici

Fa impressione leggere l’elenco degli aspiranti la­voratori segnalati dai politici. Ma fa ancora più ef­fetto il risultato ottenuto tra il 2005 e il 2008 grazie alle pressioni esercitate. Perché, come sottolinea il giudice nella sua ordinanza, "al maggio 2008 i rac­comandati/ imposti rappresentavano il 90 per cento della forza lavoro 'precaria' dell’Ente. Insomma sol­tanto uno su dieci non risultava segnalato". I conti sono presto fatti. Nel file che Tiziana Lamanna, se­gretaria di Capobianco, custodiva nel computer ci sono 655 nomi. Le persone assunte con contratto di collaborazione continuativa, dunque escluden­do chi ha invece ottenuto consulenze, sono 294. La signora era molto precisa, quasi maniacale. La ta­bella è divisa in tre colonne. Nella prima ci sono i nomi in ordine alfabetico, accanto la qualifica oppu­re il titolo di studio, nell’ultima il "segnalatore". La guardia di Finanza ha effettuato un controllo su tut­ti i fascicoli personali di chi ha ottenuto il contratto e ha scoperto che "molti dei soggetti segnalati dal singolo politico avevano inviato il loro curriculum dal fax in uso al politico stesso; in altri casi sul curri­culum era stato scritto a matita il nome del politico di riferimento". Recordman delle raccomandazioni è Luigi Noce­ra, l’ex assessore regionale all’Ambiente che - evi­dentemente in forza del suo ruolo "collegato" al­l’Agenzia - vanta ben 100 segnalazioni. Segue a ruota l’ex presidente dei senatori dell’Udeur Tom­maso Barbato con 43 e subito dopo in questa spe­cialissima classifica c’è Antonio Fantini, ex segreta­rio regionale dello stesso partito con 36. La fami­glia Mastella non si è evidentemente sottratta a questa allegra gestione. L’ex ministro della Giusti­zia ne avrebbe fatte 26, sua moglie Sandra 16, il co­gnato Pasquale Giuditta - all’epoca dei fatti parla­mentare - ben 35. Non erano gli unici, anche se gli altri politici elencati sembrano avere pretese più modeste: due segnalazioni sarebbero arrivate dal governatore Antonio Bassolino, una dall’ex mini­stro Alfonso Pecoraro Scanio, una dall’ex braccio destro dello stesso Bassolino, il diessino Isaia Sales, una anche il consigliere regionale di Forza Italia Ful­vio Martusciello.

Il messaggio

C’era chi telefonava, chi scriveva mail o lettere. E addirittura chi utilizzava il metodo più rapido degli sms. Il 10 maggio 2007 l’onorevole Giuseppe Mai­sto - consigliere regionale della Campania per l’Udeur, espulso dal partito nel febbraio dell’anno successivo - manda un messaggio a Capobian­co: "Ricordati di convocare ..." e poi aggiunge nome e numero di cellulare del suo candidato. Quanto forti e frequenti fossero le pressioni si capisce bene due mesi dopo quando Capobian­co riceve una telefonata dalla sua segretaria.

Lamanna: "Lucià, scusami! Ti volevo dire che ha telefonato l’onorevole Iossa. Vuole notizie di L.R., se ha il contratto triennale".

Capobianco: "Cosa?".

Lamanna: "Ha detto che doveva avere un contratto triennale".

Capobianco: "Ma chi... Vabbè lascia­mo stare per telefono, ti richiamo".

Lamanna: "No, lo so. Dico, no, vuo­le essere chiamato da me per sapere se l’ha avuto o non l’ha avuto. Io mi dovrei...".

Capobianco: "Ma tu non puoi permetterti di chiamare a nes­suno ".

Lamanna: "Appunto, ciao".

Alla segretaria era stato asse­gnato un ruolo chiave in que­sta vicenda, ma non risulta tra gli indagati. È stata inter­rogata per chiarire come mai custodisse il file nono­stante, come evidenzia il giudice, "l’ufficio non ave­va alcun compito istituzionale nella raccolta, ricezione e valutazione dei curri­cula essendovi un apposito ufficio del personale". Lei ha candidamente affermato: "Succedeva che il giovane aspirante consegnava un curriculum fina­lizzato a instaurare un rapporto con l’Arpac dicen­do che veniva a nome di tizio o caio". Una millan­teria, dunque, ma quando il magistrato le ha con­testato che si trattava di un’affermazione non cre­dibile ha replicato: "Effettivamente capitava assai spesso, nella maggioranza dei casi, che l’arrivo del­l’aspirante fosse preceduto da una telefonata".

Lo sfogo dell’assessore

Il 19 marzo del 2007 l’allora assessore regio­nale alle risorse umane Andrea Abbamonte chia­ma Carlo Camilleri, il consuocero dei coniugi Mastella proprio per affrontare il problema del­le raccomandazioni.

Abbamonte: "Mi sono fatto una di quelle incaz­zate con Nocera e Capobianco che non potevi... Ca­pobianco non se la scorda questa giornata".

Camilleri: "Veramente guaglio’... eppure tu eri così legato a lui...".

Abbamonte: "Non si deve più permettere di di­re, ma quella... la tua dirigente ha scritto... ho det­to: 'guarda, tu sei stronzo tre volte perché ti avevo avvisato io e ti ho convocato. Ti ho detto stai atten­to ai co.co.co che tu passi un guaio e te l’ho detto io. Tu hai fatto la delibera, hai chiesto il parere del­la Funzione Pubblica quando io ti avevo detto che non ti dovevi permettere di chiedere il parere della Funzione Pubblica perché è pericolo. E mi hanno detto anche che sei l’elemento debole, perché i miei li tengo sotto la palla, perché sono co.co.co confessati e comunicati. Non ti devi permettere di andare dall’assessore a fare una cosa di questo ge­nere quando sei tu che hai creato il casino".

 

22 ottobre 2009

 

 

 

Il giudice: la famiglia considerava l’agenzia per l’ambiente come un feudo

Clientele e punizioni, il sistema Udeur

"Tolta la scrivania al medico nemico"

La moglie dell'ex sindaco di Benevento Teresa Suero: "Perseguitati per non aver garantito posti in lista"

Dal nostro inviato Marco Imarisio

NAPOLI - Affari di famiglia. Og­gi come allora, quando l’inchiesta del gennaio 2008 sull’Udeur portò rapidamente alla fine del secondo governo Prodi. Un partito gestito come una protesi di se stessi. Una agenzia, l’Arpac, considerata "un feudo", così lo definisce il giudice. Un carrozzone, certo. "Ma specie nel periodo della cosiddetta emer­genza rifiuti è stato uno snodo deci­sivo nell’amministrazione della co­sa pubblica campana". Al netto di tutte le accuse, tra le quali l’associazione a delinquere, si tratta di questo: "In tali Enti pubbli­ci gli indagati talvolta prestavano la propria attività, talaltra vi entra­vano grazie ad un più vasto siste­ma clientelare poggiante anche sul­la forza derivante al sodalizio dal solido legame con i vertici del parti­to politico Udeur. Ciò allo scopo di procurare, ad associati e terzi, in­giusti profitti, ingiusti vantaggi e comunque l’asservimento della fun­zione pubblica agli interessi del gruppo".

Questa volta la magistratura fa un passo avanti rispetto alla "vec­chia " indagine di Santa Maria Ca­pua a Vetere. Clemente e Sandra Mastella, sono indicati come "capi e promotori" del sodalizio crimina­le, assieme all’ex segretario regiona­le del partito Antonio Fantini e Car­lo Camilleri, imprenditore e con­suocero dell’ex ministro della Giu­stizia. La loro partecipazione viene definita "attiva" in molti singoli episodi che riguardano nomine, promozioni e assunzioni, "sempre privilegiando logiche clientelari a scapito di quelle meritocratiche". Camilleri è l’uomo che gestisce "gli affari", che siano appalti e nomine, appoggiandosi sempre a Sandra, presidente del Consiglio regionale e quindi "punto di riferimento" po­litico sul territorio, accusata "di aver controllato con logiche ricatta­torie e minacciose la spartizione e lottizzazione della copertura di po­sti e incarichi strategici". Ne emer­ge la figura di un piccolo partito, cu­cito addosso ad un gruppo familia­re, che difende con le unghie e i denti "la propria posizione di pote­re e rendita". E nel farlo, utilizza "pressoché sempre" metodi e prati­che "che denotano un uso impro­prio e strumentale della rappresen­tanza politica".

Tutto viene ricondotto ad unico dominus, ovvero Clemente Mastel­la. Il fondatore dell’Udeur, all’epoca Guardasigilli, dimostra di avere co­noscenza di ogni singolo episodio, di ogni "problema" che i suoi uo­mini trovano sul loro cammino, "tutti tenacemente attaccati" alla costruzione di un sistema di potere che viene giudicato "sempre più in­vasivo e affamato". Così, scrive il giudice, è solo dopo il suo benepla­cito telefonico "a liquidare anche quello del Santobono" che comin­ciano le presunte pressioni dei suoi fedelissimi su Nicola Mininni, diret­tore generale dell’ospedale pediatri­co Santobono, "reo" di non avere obbedito ad una richiesta di Nicola Ferraro, consigliere regionale Udeur. Contro il medico diventato "nemico" viene presentata una in­terrogazione che denuncia mancan­ze nella sua amministrazione del­l’istituto.

Non solo intercettazioni, questa volta. Anche testimonianze che pro­vengono direttamente dal mondo mastelliano. Teresa Suero, medico beneventano, ad esempio, racconta di essere "amica di vecchia data" dei coniugi Mastella. Ma poi parla delle "persecuzioni" e vessazioni subite da parte di persone "che par­lavano in nome e per conto di Cle­mente Mastella" nel momento in cui suo marito, ex sindaco di Bene­vento, non sembra garantire posti adeguati ad esponenti Udeur nella lista elettorale. Da questa vicenda si dipana quella del comune di Mor­cone, piccolo paese di 5.100 abitan­ti. L’ex sindaco Aurelio Bettini, al­l’epoca eletto per il centrodestra, fa un lungo elenco di "minacce subite dai vertici dell’Udeur" finalizzate a costringerlo a sottostare alle richie­ste del partito. Il motivo di tanto ac­canimento viene messo a verbale da Bettini: "Durante un viaggio in auto, diretti ad un convegno a For­mia, Mastella mi disse in modo pe­rentorio che io dovevo passare dal­la sua parte perché lui 'voleva' il sindaco di Morcone". L’assessore Nicola Mobila viene costretto a di­mettersi dopo che Fernando Erri­co, medico di base e consigliere provinciale Udeur, lo mette di fron­te ad un vicolo cieco minacciando­lo "attraverso i suoi vincoli di pote­re sul territorio" di rendergli im­possibile il suo lavoro di rappresen­tante farmaceutico.

I coniugi Mastella sono ritenuti "mandanti e istigatori" della vicen­da che più di ogni altra riassume un sistema di potere il più possibi­le capillare: "L’opera di discredito, isolamento e mortificazione profes­sionale " di Giuseppe De Lorenzo, dirigente del servizio psichiatrico dell’Asl di Benevento colpevole di appartenere a "formazione politica contrapposta all’Udeur" e di aver denunciato lo stato di degrado del­la struttura definita "vero e proprio feudo della famiglia Mastella". San­dra Mastella lo considera una spe­cie di bestia nera. Per liberarsi del ribelle, impone il principio della ro­tazione - ogni sei mesi... - del po­sto di primario. L’unico a ruotare però è lui, De Lorenzo. Quando vin­ce il ricorso per la reintegrazione, rimane senza stanza e senza scriva­nia. In seguito a una serie di lettere anonime, viene sottoposto a proce­dimento disciplinare, in una Asl do­ve la Commissione giudicante vie­ne completamente ritenuta "nella disponibilità" dell’Udeur. Un suo collega gli spiega chiaramente che la signora Sandra "non voleva più che io dirigessi il reparto". Alla fi­ne, per quieto vivere, è costretto al compromesso. Citofona alla villa di Ceppaloni. Chiede udienza a Cle­mente. Nel 2006 viene candidato come capolista Udeur alle elezione comunali.

 

22 ottobre 2009

 

 

 

 

 

L'ex ministro furioso: uno schifo

Per tre ore i carabinieri a casa mia

Mastella: "Solo segnalazioni, questa è una vendetta"

Dal nostro inviato Alessandro Trocino

CEPPALONI (Benevento) - La notizia arriva via cellula­re a Strasburgo, come uno schiaffo, alle 6 del mattino. "Ma come i carabinieri in ca­sa?". Dall’altra parte, a mille chilometri di distanza, risuo­na la voce spaventata di Sasha, figlia adottiva ventu­nenne, studentessa universi­taria bielorussa di base a Ro­ma. "Uno schifo - racconta Clemente Mastella -. Mi so­no fatto passare i carabinieri e gli detto che non si doveva­no permettere, che sono un parlamentare europeo, che stavano violando i miei privi­legi. La perquisizione non l’hanno fatta, ma un carabi­niere è restato lì per tre ore, con mia figlia e un’amica, a passeggiare per casa mia. M’ha detto: aspetto ordini. Ma quali ordini, le pare nor­male?". È una furia Mastella. Sono passati quasi due anni dall’ar­resto della moglie. Allora era ministro della Giustizia nel governo Prodi, ora è parla­mentare europeo del Pdl.

Da Strasburgo prende un aereo di corsa e torna a Ceppaloni, via Parigi e Roma, a conforta­re la moglie Sandra, ma anche il figlio Pellegrino, entrambi coinvolti nell’inchiesta. Inta­barrato in un cappotto, il vol­to scuro, schiva i giornalisti, entra in casa e rimanda tutti alla conferenza stampa di og­gi. Ma poi non si tiene e tira fuori la rabbia. "Questa in­chiesta è contro tutto e tutti, è una vendetta perché sono stato rieletto. Io non ho mai preso una tangente in vita mia, la camorra è una cosa che non mi appartiene. Come cristiano, ripugna alla mia co­scienza. E poi comunque, se uno tiene il 416 bis mica ce l’ha scritto in fronte". Azzar­da un parallelo con il commis­sario straordinario del Pd a Napoli: "È la stessa cosa di Morando, è come se siccome hanno ammazzato uno a Ca­stellammare allora è colpa sua. Che c’entra?". Sulla crimi­nalità organizzata dice di ave­re la coscienza a posto: "Co­me ministro ho reso più duro il 416 bis. Sono stato l’unico segretario che ha tolto dalle li­ste uno che aveva problemi giudiziari: mi hanno pure con­dannato a pagare 150 mila eu­ro. Che devo fare, se uno li mette in lista è camorrista, se non li mette lo condannano. Allora ce la tenete con me?".

Il pensiero di un complotto affiora di continuo. "È un in­cubo che torna, una cosa che non sta in cielo né in terra". Per un attimo torna alla sua consueta ironia: "Dovrò ag­giungere un altro capitolo al libro". Ma poi monta la rab­bia: "È la fine di ogni regola. Se vai a vedere cosa contesta­no sono solo segnalazioni". Raccomandazioni. "Sì, segna­lazioni, ma qual è il proble­ma, le fanno tutti, no? Tizio, Caio, Sempronio. Se guardate bene, nella lista sono il quin­to per numero di segnalazio­ni. Poi se una non è reato, lo diventa se sono 50? Oppure è reato solo per me? E poi mi chiedo: perché l’avviso lo hanno mandato a me e non a Bassolino? Perché?". Ne ha per tutti, per il media­tore che accusa suo figlio Pel­legrino, "ma chi cazzo lo co­nosce", per l’ex responsabile del servizio psichiatrico del­l’Asl di Benevento, Giuseppe De Lorenzo, che accusa la mo­glie: "Quello è il medico dei pazzi". La famiglia per Mastel­la è sacra. Quando Sandra finì agli arresti domiciliari, lasciò la sua poltrona dicendo: "Tra l’amore per la mia famiglia e il potere scelgo il primo". I ca­rabinieri sono andati a casa di Pellegrino, dove c’è la moglie Alessia Camilleri: "Mia nuora è incinta. Se succede qualcosa di grave alla bambina li am­mazzo a questi".

 

22 ottobre 2009

 

 

 

 

Mastella: "Segnalato i bisognosi"

E la moglie Sandra: "Non mi dimetto"

L'ex ministro: "Nessuna dichiarazione di guerra

ai giudici. Mi difenderò nei processi"

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L'onorevole chiede del contratto" di F. Sarzanini

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Clemente Mastella con la moglie Sandra Lonardo (Inside)

Clemente Mastella con la moglie Sandra Lonardo (Inside)

NAPOLI - È il giorno del contrattacco dei Mastella. "Non ho mai preso una lira. Sono una persona perbene" dice l'ex ministro. "In 32 anni di vita parlamentare non c'è nessuna traccia che possa offuscare la mia persona per qualche elemento legato alla criminalità o al malaffare". "Ho lavorato bene. Non mi dimetto" dice Sandra Lonardo Mastella. "Sono stata eletta dal popolo e mi sono sempre impegnata al massimo, nel rispetto della mia carica" ha aggiunto.

CONFERENZA - Durante un'agitata conferenza stampa Clemente Mastella si difende all'indomani della bufera scoppiata sull'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania e sull'Udeur e riguardante un presunto giro di assunzioni e appalti pilotati. "Negli ultimi tempi non ero più abituato a questo pressing mediatico, mi ero un po' defilato - ha affermato l'ex Guardasigilli . - Avrei continuato a farlo se gli argomenti di questi giorni non mi avessero portato a dire la mia. Ma non farò una dichiarazione di guerra ai magistrati. Non è il mio stile e non cambio. Ho lavorato per questo Paese e per comporre la querelle tra magistratura e politica".

SEGNALAZIONI - Mastella, visibilmente scosso, punta il dito contro quelle che definisce "attenzioni molto forti e incomprensibili" nei suoi confronti. "Ho sempre detto che mi sarei difeso nei processi - ribadisce - e lo farò. Io e la mia famiglia siamo persone perbene. Abbiamo le mani pulite, pulitissime. Mai una lira in tasca!". Il leader Udeur affronta anche il tema delle raccomandazioni (qui i numeri trovati in un file della segreteria dell'ex direttore Arpac Luciano Capobianco) e replica alle accuse affermando di aver fatto "meno segnalazioni dell'Idv" e soprattutto di aver segnalato "solo povera gente". "Rivendico la mia storia - spiega Mastella - rivendico il fatto che sono nato qui nel Mezzogiorno dove il bisogno è più marcato, dove ogni parlamentare o la maggior parte di noi ha problemi rispetto all'impatto con gente che non ce la fa e che ha sofferenze. Quando andremo davanti al tribunale farò vedere eventualmente le persone che ho segnalato e vedrete se ho segnalato ricchi o ho segnalato poveri". "Se uno viene da te", i politici hanno il dovere "di far qualcosa, all'interno delle regole - precisa - E il mio motto, che riguarda me e che riguarda mia moglie, è stato sempre quello di chiedere a tutti, laddove si chiedeva, che ogni cosa dovesse avvenire secondo criteri e regole di comportamenti che fossero in linea con i dati di natura legale"."Affronterò il giudizio del tribunale con serenità e determinazione - assicura infine. - Una cosa è certa, non posso accettare l'idea di essere a capo di un partito di persone poco perbene, o peggio di una cupola. Ho la coscienza serena per andare avanti, la mente alta e la dignità per proseguire rispetto alle 100mila e passa persone che mi hanno votato".

L'INCHIESTA - Intanto la moglie di Mastella, Sandra Lonardo, coinvolta nell'ambito dell'inchiesta sull'Arpac, e per la quale i magistrati di Napoli hanno disposto il divieto di dimora in Campania ribatte: "Ho lavorato bene. Non mi dimetto". L'attuale presidente del consiglio regionale della Campania quindi resta al suo posto. Lady Mastella ha chiesto tempo ai pm per poter rispondere alle loro domande. Accompagnata dal suo avvocato Saverino Nappi, è arrivata in Procura alle 15,40 ed è andata via dopo circa 20 minuti dribblando i cronisti che assediano il Tribunale. poi è tornata nell'ufficio del Gip Laura Alfano, dove è stata interrogata. Alla fine ha parlato attraverso il suo portavoce Alberto Borrelli: "Ho fatto il massimo per esaltare il ruolo del consiglio regionale della Campania e per lavorare per il bene dei cittadini". Sandra Lonardo Mastella, raggiunta ieri da un divieto di dimora nella Regione Campania e province limitrofe è poi andata a Roma, che ha scelto come sua nuova dimora. Spiega ancora Borrelli che il presidente del consiglio regionale della Campania "in tre anni da presidente del consiglio regionale ha preso iniziative innovative e ha sempre garantito con la sua correttezza di essere al di sopra delle parti". "Tracciando un bilancio del mio operato, che intendo portare a termine, ritengo non sia giusto dimettermi - ha proseguito Lonardo, attraverso il suo portavoce - Sono stata eletta dal popolo e mi sono sempre impegnata al massimo, nel rispetto della mia carica".

 

 

 

 

Lonardo scrive ai cittadini campani:

"Mi è crollato il mondo addosso"

La presidente del Consiglio deve lasciare la Campania: "Sono quasi svenuta, sono una persona perbene"

Sandra Lonardo

Sandra Lonardo

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Ecco i reati contestati

Carissimi abitanti di Benevento e provincia e della Campania tutta,

questa mattina alle ore 7, mentre pensavo a che cosa potevo fare per contribuire a far approvare, nella concordia, la legge regionale sul " Piano casa", un provvedimento atteso da tantissimi cittadini campani, è arrivata una citofonata…"siamo i carabinieri, aprite!" …Sono tornata con la mente a quel 16 gennaio. Cosa vorranno ancora da me? Mi sono fatta forza, ma non ce l’ho fatta. Sono quasi svenuta.. Mi è crollato il mondo addosso . .. Mi chiedono di dimorare fuori dalla Campania. Ancora non riesco a crederci. Non sono nemmeno riuscita a capire di cosa mi accusano. Mi hanno consegnato pagine e pagine… Stavolta con mio marito sarei a capo di una cupola affaristica… Senza spiegarci quali affari avremmo fatto.. Carissimi e carissime, cosa dirvi? …Non trovo neanche più le parole. Il mio cuore si è frantumato; nella mia mente solo frammenti di ricordi….tra questi il grande affetto che ricevo giornalmente da tantissimi di voi. Prima di lasciare la mia cara Benevento e Ceppaloni e la Campania, sento il bisogno di dirvi che sono una persona perbene, vi ho sempre onorato, mai in nessun momento ho fatto un atto che possa aver offeso un solo cittadino della mia adorata Campania.

Ho cercato sempre e con tutte le mie forze di difendere la mia piccola città, la provincia e l’ultimo abitante dell’ultimo paesino delle nostre aree interne. Non posso che affidarmi a chi mi conosce, a chi sa davvero chi sono. So che si sta abbattendo su di me, sulla mia famiglia, un altro cilcone mediatico. So che sarà difficile difendersi e far prevalere la verità. Ai Consiglieri Regionali tutti un saluto affettuoso. Chiedo scusa se oggi non mi viene permesso di fare il mio lavoro. Loro sanno che ho fatto sempre il mio dovere con abnegazione, rispetto e senso forte delle istituzioni, senza risparmiarmi mai. Credetemi! Io sono una persona perbene. Combatterò come una leonessa ancora una volta, sicura di avere ancora il vostro affetto, ma soprattutto la vostra stima. Questo e solo questo mi darà la forza di non soccombere a tanta ingiustizia, a tanta ingiustificata cattiveria. In coscienza, davanti a Dio e a voi tutti ho speso la mia vita per la mia comunità. Amo tutti voi, e sono certa che anche voi ricambiate questi profondi sentimenti.

A presto.

Sandra Lonardo

21 ottobre 2009

 

 

 

REPUBBLICA

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2009-10-24

Secondo l'accusa un comitato si occupava di appalti gonfiati, spartizione di nomine, incarichi

e assunzioni illegittime. Dalle intercettazioni il sospetto di opere fantasma e accordi sotto banco

Caso Mastella, sospetti su ville di famiglia

Ipotesi di lavori in cambio di appalti

Sandra Lonardo: "La residenza di Ceppaloni costruita su un suolo di mio nonno. Per i restauri abbiamo le ricevute"

di CONCHITA SANNINO

Caso Mastella, sospetti su ville di famiglia Ipotesi di lavori in cambio di appalti

Clemente Mastella e la moglie Sandra Lonardo

NAPOLI - L'esilio vero è cominciato ieri. "Voglio studiare tutto, voglio capire cosa c'entro io con tutta questa roba". Il primo giorno da espulsa, per lady Mastella, è trascorso nella casa romana, insieme ai figli ed al marito Clemente: circondata da post-it colorati, pennarelli evidenziatori, e dalla presenza degli avvocati. Sono tre i capi di imputazione che le vengono contestati, tra cui l'associazione per delinquere. Il comitato si occupava di appalti gonfiati, spartizione di nomine, incarichi e assunzioni illegittime per almeno 300 persone. Su alcune intercettazioni si fonda il sospetto di lavori fantasma e accordi sotto banco. Vediamo.

L'ingegnere Carlo Camilleri, consuocero di Mastella ed altro presunto "promotore" dell'associazione per delinquere, parla al telefono con l'imprenditore Bartolomeo Piccolo, coinvolto nel business della costruzione nei nuovi uffici Arpac di Benevento, considerati non a norma dal giudice. È il 21 novembre 2007. Piccolo: "Allora io domani tengo tutti i conticini che mi sono fatto, te li volevo sottoporre". Più avanti, Camilleri dice: "Ho fatto una riunione con quelli degli arredi e loro dicono che, per le cose indicate puntualmente nell'offerta, più che il ribasso di gara, non riescono ad avere margini ulteriori a favore dell'impresa. Io avevo chiesto per te un cinque per cento e loro dicono che non ci stanno proprio". Piccolo: "Va bene, possiamo anche cercare di procedere e poi in corso d'opera, voglio dire, ... no? Con la mano sulla coscienza tutti quanti, giusto?".

Nel "feudo" poteva capitare che persino un venditore farmaceutico come Nicola Mobilia, occasionale "rivale" dell'Udeur nella veste di assessore della giunta comunale di Morcone, venisse costretto alla resa. Scrive il gip: "Mobilia fu costretto a dimettersi dalla carica di assessore in seguito alle minacce di Fernando Errico (consigliere regionale Udeur, ndr), che paventò di influire negativamente sulla sua attività professionale di rappresentante farmaceutico, fino ad impedirgli di vendere medicinali".

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La casa in Sardegna offerta all'allora coordinatore Udeur Antonio Fantini fu il regalo di nomine agli amici? E anche i restauri alla villa di Ceppaloni furono "pagati" con appalti? "Assurdo - reagisce Sandra Lonardo - La nostra villa di Ceppaloni è stata costruita su un suolo che apparteneva a mio nonno e sui lavori fatti nella casa abbiamo tutte le ricevute". Analoga difesa, quella di Antonio Fantini, anch'egli costretto all'esilio. Dalla residenza di Napoli risponde sua moglie, che liquida ogni sospetto: "Nessuno ci ha regalato una casa, è un'accusa ridicola, siamo onesti, mio marito spiegherà tutto".

E intanto il "metodo Ceppaloni" continua a infiammare il dibattito. Quasi un'assoluzione quella di Pierferdinando Casini: "Quanto accaduto in Campania è un episodio di malcostume, ma ciascuno di noi ha fatto raccomandazioni. Anche se, da almeno 15 anni, io non adotto questa pratica". Per Massimo D'Alema, quel che è venuto fuori "ha un risvolto negativo: quando un "potente" interviene per fare assumere qualcuno, c'è sempre un altro che viene escluso ingiustamente". Un affondo, con qualche dimenticanza, arriva anche dall'europarlamentare dell'Idv, Luigi De Magistris: "Parliamo di ciò che ho scoperto io nell'inchiesta Why not, cioè la spartizione di finanziamenti pubblici e del lavoro delle persone negli appalti e nei subappalti. E questo metodo ha tenuto il Mezzogiorno sotto ricatto", commenta l'ex magistrato.

(24 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

 

2009-10-23

VERBALI. La segretaria al direttore dell'agenzia: "Ho parlato con Iossa

vuole notizie di Laura R., chiede se ha avuto il contratto triennale"

Inchiesta Arpac, ecco i verbali

"Ha chiamato l'onorevole..."

Inchiesta Arpac, ecco i verbali "Ha chiamato l'onorevole..."

NAPOLI - Un'altra zavorra pesava sulla crisi rifiuti della Campania. Era la quota di quei raccomandati assunti nell'agenzia regionale per l'ambiente Arpac che, con il protrarsi del disastro ambientale ed in mancanza di specifiche competenze, "lucravano sulla persistente durata dell'emergenza, conseguendo continue proroghe contrattuali e illeciti profitti". È l'impietosa analisi del gip Anna Laura Alfano. Dalla sua ordinanza di quasi mille pagine, ecco altri frammenti inquietanti di Mastelleide. Chi ostacolava i desiderata del partito-famiglia dei Mastella, era "vessato, minacciato, cacciato".

I controllori dei suoli. Annota il gip: "L'Arpac è un ente di particolare rilievo che, specie nel periodo della crisi rifiuti, è stato uno snodo decisivo". Il giudice parla di una segnalazione per una persona da assumere al Servizio accettazione del laboratorio "Unità suoli e rifiuti". La segretaria dell'Arpac Tiziana Lamanna, il 10 luglio 2007, chiama al telefono Luciano Capobianco, direttore generale dell'agenzia: "Ti volevo dire che ha chiamato l'onorevole Iossa (consigliere regionale dello Sdi, ndr), vuole notizie di Laura R., se ha avuto il contratto triennale. Ha detto: un contratto triennale". Capobianco: "Lasciamo stare per telefono". Lamanna: "Vuole essere chiamato da me per sapere se l'ha avuto o non l'ha avuto". Capobianco: "Tu non ti puoi permettere di chiamare nessuno". Risulta poi che la stessa persona ha sottoscritto un contratto di "Cococo" in quell'ufficio.

"Io sto sugli attenti". Tra il politico e l'estivo è il tono della conversazione che si snoda, il 30 luglio 2007, tra l'ex assessore regionale Udeur Luigi Nocera e il direttore generale dell'Arpac Luciano Capobianco. Quest'ultimo si vanta di aver inserito nelle commissioni dei concorsi "alcuni amici salernitani", che poi si sono precipitati "tutti" a ringraziarlo. Nocera: "Lucia'". Capobianco: "Io sto sugli attenti. Senti, ho avuto un sacco di telefonate da alcuni amici salernitani, molto più affettuosi degli altri. Io ho fatto una serie di nomine nella commissione dei concorsi e ho inserito dei salernitani. Ti devo dire la verità? Mi hanno chiamato quasi tutti".

Le magliette "fai cadere Prodi". Nella stessa lunga telefonata tra Capobianco e Nocera, si racconta anche di una goliardica gita in barca. In carica c'è ancora il governo Prodi e il direttore dell'Arpac Capobianco racconta che un amico di traversata, esponente di An, gli ha fatto indossare una t-shirt con su scritto: "Una preghierina: fai cadere Prodi e D'Alema". A quel punto il marinaio, contrariato, ha fatto una manovra che ne ha provocato la caduta in mare con la stessa t-shirt. Capobianco: "Eh, ieri sono andato a finì a mare vestito, dopo mangiato". Nocera: "E stavi ubriaco?". Capobianco: "Eh, po' te lo racconto da vicino. Sai chi venne sul gommone? Enzo Rivellini (attuale europarlamentare Pdl, diventato famoso per il suo intervento in lingua napoletana all'insediamento del nuovo Parlamento europeo, ndr). Mi ha detto: " "Mò ti devi mettere questa maglietta". Eh, una maglietta che era tutto un programma, poi te la faccio vedere". Nocera: "E che c'è scritto?". Capobianco: "Una preghierina, "Fai cadere Prodi, fai cadere D'Alema". Sai, quelle stronzate sue. Allora la vide il marinaio e dice, "Lucia', 'sta maglietta te l''hai leva'. Ah, insomma, 'sto figlio di puttana quando io ritornai, mi fece cadere in mare cò tutti i panni e la maglietta, e pure il telefonino, tutto, chillu disgraziato".

La documentazione scottante. Teresa Suero è un'altra teste importante dell'indagine. Già primario di Medicina legale all'Asl Benevento, moglie di un politico additato come "nemico" dai Mastella, ha uno studio che si trova da 20 anni sullo stesso pianerottolo dell'ufficio professionale dell'ingegnere Carlo Camilleri, il consuocero di Mastella. Racconta la Suero che, "la sera prima degli arresti che colpirono Camilleri e gli altri del gruppo, nel gennaio 2008, vidi un grande trambusto nel suo studio. La porta si apriva e si chiudeva continuamente, gente agitata entrava e usciva. Mi affacciai e vidi che gli impiegati portavano via documenti, carte, dischetti informatici, Il giorno dopo, quando si seppe del blitz, pensai che avevano portato via materiale compromettente. Verosimilmente Camilleri aveva saputo degli imminenti arresti e si liberò della documentazione scottante". Il giorno del blitz, Camilleri, non a caso, era già stato ricoverato per un improvviso malore. Negli ospedali degli amici.

"Chi non lavora, chi non sa far nulla". In privato si lamentavano della qualità dei loro raccomandati, in pubblico nessun rilievo. Il 30 luglio 2007 il dirigente Arpac Carmelo Lomazzo parla al telefono con una tale Sara. Lomazzo: "E siccome dice: "tu devi fare il dirigente", adesso lo faccio davvero e ti scrivo chi è che fa e chi è che non fa. Ti scrivo che Mimmo F. l'hanno mandato su dieci cose e nove non le sa fare. Chill''ato (quell'altro, ndr) non viene mai, chist' 'ato (quest'altro) sta ammalato, dimmi tu come posso portarla avanti questa struttura e poi Renzo T. è nu demente. Dimmi tu come posso portarla avanti 'na struttura che gestisce cento milioni di euro cò sta gente. E ti faccio l'esempio, come si chiama chillo architetto?". Sara: "ma chi, Altamura?". Lomazzo: "No Altamura". Sara: "Ah, Merito?" Lomazzo: "Eh, Merito! Nun vene mai! Ci dicette, siente ("senti", ndr), è mai possibile che chisto nu juorne vene e nu mese nun ce vene (un giorno viene e un mese no, ndr)? Io mo' scrivo pure alla Regione che questo nun vene mai (non viene)! Mi pregò come un santo! Disse: per favore Carme', non fare 'sta cosa, mi metti in grandissima difficoltà".

(conchita sannino)

(23 ottobre 2009) Tutti gli articoli di cronaca

 

 

 

 

 

 

 

 

2009-10-22

Dopo l'avvio dell'inchiesta, parla l'ex ministro della Giustizia

"Segnalazioni? Sempre solo gente che aveva bisogno"

Arpac, Mastella si difende

"Io e Sandra abbiamo le mani pulite"

La moglie del leader dell'Udeur chiede "tempo" ai pm per studiare le carte

e dice: "Ho lavorato bene, ho fatto il massimo. Ritengo non sia giusto dimettermi"

Arpac, Mastella si difende "Io e Sandra abbiamo le mani pulite"

Mastella con la moglie

ROMA - "Io e Sandra abbiamo le mani pulite. Mi ritengo vittima di una enorme ingiustizia". Clemente Mastella si difende così dopo il coinvolgimento (suo e della moglie) nell'inchiesta della procura partenopea sull'Arpac: una storia di posti regalati, favori e appalti. Una difesa veemente ma che non entra in rotta di collisione con i giudici: "Chi attende una dichiarazione di guerra alla magistratura resterà deluso. Lo straordinario risultato elettorale ottenuto (l'elezione all'Europarlamento ndr) non mi scansa, laddove avessi commesso reati, dal finire al Tribunale della Giustizia che affronterò con molta serenità, ma anche con molta decisione e molta determinazione".

E' una difesa a tutto campo, quella del leader dell'Udeur. Che rigetta le accuse. A partire dalle "segnalazioni" per le assunzioni di cui si sarebbe reso protagonista. Non da solo, ovviamente. Su due file rinvenuti nel pc della segretaria dell'ex direttore dell'Arpac, Luciano Capobianco, sono stati trovati ben 655 nominativi accompagnati dalla segnalazione di esponenti politici.

Mastella non nega, ma minimizza: "Ho segnalato povera gente che aveva difficoltà e comunque ho fatto meno segnalazioni dell'Idv. Io, da quello che apparirebbe, ne ho fatte 26; l'Idv con i suoi rappresentanti, senatoriali oggi e consiglieri regionali, ne ha fatte 27". Totale, poi, la difesa della famiglia. A partire dalla moglie Sandra a cui i giudici hanno imposto l'allontanamento dalla Campania e da sei province limitrofe: "La misura presa a carico di mia moglie è, a dir poco, ingenerosa".

"Noi siamo uno strano partito di potere - continua Mastella - che riesce ad aver voti anche quando il potere non ce l'ha. Nessuno può dire che io avessi un caposaldo di potere, un'attrezzatura tale di gestione che mi potesse consentire di fare pressioni rispetto a chicchessia, di esercitare uan sorta di voto di scambio". Le accuse lo lasciano "allibito". Al punto di gettare sul tavolo alcuni sospetti: "Tutto pensavo fuorché essere il Provenzano della politica. Cosa che è accaduta da quando sono diventato ministro della Giustizia..".

E a chi gli fa notare il collegamento tra un consigliere regionale dell'Udeur e il clan dei Casalesi, Mastella replica secco: "Se c'è qualcuno che ha preso confidenza con gli altri ne risponderà personalmente e dovrà farsi da parte". Di dimissioni, poi, neanche a parlarne. "Andrò avanti con piena avvertenza e deliberata coscienza. Io ho la coscienza serena, la mente alta, la dignità di andare avanti e il rispetto delle 100 mila e passa persone che mi hanno votato. Io non defletto" chiude il leader dell'Udeur.

Lady Mastella dai giudici. Sandra Lonardo chiede tempo e conferma che non ha alcuna intenzione di dimettersi dalla presidenza del Consiglio regionale campano: "Ho fatto il massimo per esaltare il ruolo del Consiglio e per lavorare per il bene dei cittadini... Ritengo non sia giusto dimettermi", fa sapere attraverso il suo portavoce Alberto Borrelli. Accompagnata dal suo avvocato Saverino Nappi, è arrivata in Procura alle 15.40 ed è andata via dopo circa 20 minuti. Chiedendo più tempo per esaminare le oltre 900 pagine dell'ordinanza e assicurando la sua disponibilità a collaborare con i giudici. E così per la sua difesa si affida a Facebook: "Mai gestito appalti, Mai preso una lira da nessuno!!!!! Mai condizianato nessuno", scrive sul social network. Un modo per rispondere alla valanga di messaggi che da ieri mattina continuano a giungere sulla sua bacheca.

Le indagini. Nel frattempo Pm e Gip partenopei si apprestano a iniziare l'interrogatorio dei 25 dei 63 indagati. La Lonardo è indicata nelle mille pagine dell'ordinanza emessa dal Gip, Anna Laura Alfano, come il 'dominus', insieme al marito Clemente, dell'organizzazione a delinquere che ha gestito per procurarsi vantaggi economici e di clientela politica nomine e appalti dell'Arpac, carriere di medici nell'Asl 'Benevento 1' e in diversi ospedali della regione e rappresentanze politiche in enti locali. Ma Mastella si ribella e promette battaglia: "Una cosa è certa, non posso accettare l'idea di essere a capo di un partito di persone poco perbene, o peggio di una cupola".

(22 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

Maxi inchiesta sull'operato dell'Agenzia per l'ambiente con 63 indagati, tra loro la presidente

del Consiglio regionale: "Mi è crollato il mondo addosso. Ancora non riesco a crederci"

Napoli, inchiesta su appalti e assunzioni

Lady Mastella allontanata dalla Campania

Trovato un file con oltre 650 nomi di 'raccomandati' e dei loro sponsor politici

Napoli, inchiesta su appalti e assunzioni Lady Mastella allontanata dalla Campania

NAPOLI - Scoppia lo scandalo dell'Arpac e coinvolge anche la presidente del consiglio regionale, Sandra Lonardo Mastella. Secondo la procura di Napoli, all'Agenzia regionale per l'ambiente le assunzioni clientelari, messe nero su bianco in un file, sono state per lungo tempo la norma. Nell'inchiesta sono indagate ben 63 persone (25 le misure cautelari), ma il provvedimento più eclatante assunto dal gip è il divieto di dimora in Campania e in sei province limitrofe (Latina, Frosinone, Isernia, Campobasso, Foggia e Potenza) per la presidente del consiglio regionale Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella, leader dell'Udeur, ex ministro ed attuale eurodeputato eletto nel centrodestra.

L'inchiesta. Gli attuali sviluppi dell'inchiesta su appalti e assunzioni, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, scaturiscono dall'unificazione di due indagini riguardanti presunti episodi di corruzione e concussione di esponenti dell'Udeur della Campania, tra i quali lo stesso Mastella, all'epoca ministro della Giustizia. Le accuse contestate vanno dall'associazione a delinquere finalizzata alla truffa, all'abuso di ufficio, alla turbativa d'asta e alla concussione. Gli investigatori avrebbero scoperchiato un sistema che gestiva appalti e concorsi pubblici.

Raccomandazioni. Durante una perquisizione, in un file trovato nel computer sequestrato dalla Guardia di Finanza nella segreteria dell'ex direttore generale dell'Arpac, sono saltati fuori 665 nomi di persone che sarebbero state assunte su segnalazione di uomini politici. "Si tratta - si legge nell'ordinanza emessa oggi dal gip Alfano - di raccomandati veri e propri che rispetto ad altri aspiranti privi di sponsor, disponevano della segnalazione di un referente politico che determinerà, nella maggior parte dei casi l'assunzione in violazione delle norme". Alcune segnalazioni venivano inviate via fax dal politico "di riferimento". In altri casi il curriculum sarebbe stato scritto a matita proprio dal politico. L'elenco dei presunti sponsor vede in testa con 100 segnalazioni l'ex assessore regionale udeur Nocera; poi a seguire i nomi di T.Barbato (43), Fantini (36), Giuditta (35), C.Mastella (26), Enrico (17), S.Mastella (12). Tra gli altri nomi di politici locali e nazionali più noti figurano anche Bassolino (2), De Mita (2), Pecoraro Scanio (1), Sales (1).

Da rilevare che un filone dell'inchiesta riguarda presunti appoggi elettorali di un clan di Marcianise. Di questo, però, si occuperà la Dda.

Gli indagati. Agli arresti domiciliari sono finiti l'ex direttore dell'Arpac Luciano Capobianco, già braccio destro del coordinatore campano Arturo Fantini al commissariato per l'emergenza terremoto, anche lui indagato insieme a esponenti politici di vari partiti, funzionari e dirigenti dell'Arpac, imprenditori. Nei confronti di Clemente Mastella, invece, è stato emesso un avviso di conclusione delle indagini preliminari che gli verrà notificato non appena, in giornata, sarà rientrato in Italia da Strasburgo. Coinvolti anche il consuocero dell'ex ministro, Carlo Camilleri, che è anche segretario generale dell'Autorità di Bacino Sinistra Sele, e il consigliere regionale dell'Udeur Campania, Nicola Ferraro.

Lady Mastella a Roma. Nell'abitazione di Sandra Lonardo a Ceppaloni si sono presentati stamane cinque carabinieri in borghese. Successivamente la moglie di Mastella ha lasciato la villa e si è diretta a Roma. La presidente del Consiglio campano si dice sconvolta. Prima in un lunga dichiarazione e poi in una lettera (testo integrale), nella quale si legge: "Mi è crollato il mondo addosso. Mi chiedono di dimorare fuori dalla Campania. Ancora non riesco a crederci. Non sono nemmeno riuscita a capire di cosa mi accusano. Mi hanno consegnato pagine e pagine... Stavolta con mio marito sarei a capo di una cupola affaristica... Senza spiegarci quali affari avremmo fatto...".

La parcella. Nell'inchiesta compare anche il pagamento di una super parcella da un milione e 300 mila euro. Uno dei coinvolti è stato beneficiato dall'Asl di Benevento di una consulenza su un argomento che la stessa Procura di Napoli definisce "non chiaro". Si tratta della ricompensa ricevuta "dopo aver dispiegato per il partito (l'Udeur, ndr) una presunta intermediazione con gli organi di giustizia amministrativa in una controversia elettorale relativa alle elezioni comunali di Morcone (Benevento)". Agli atti dell'Asl nessuna documentazione ma solo il pagamento delle parcelle.

Ieri, inoltre, il gup Sergio Marotta ha fatto slittare al 26 ottobre la decisione su un altra inchiesta che vede 23 indagati, tra cui i Mastella, per una presunta lobby che avrebbe favorito le nomine in quota Udeur.

(21 ottobre 2009) Tutti gli articoli di cronaca

 

 

 

 

 

L'europarlamentare Pdl nega ogni responsabilità nell'inchiesta su appalti e favori in Campania

"Oggi mia moglie deciderà sulle dimissioni. Massimo rispetto per i magistrati, ma ci difenderemo"

Mastella: "Attacco vergognoso

io e Sandra non ci arrenderemo"

di CLAUDIO TITO

Mastella: "Attacco vergognoso io e Sandra non ci arrenderemo"

Clemente e Sandra Mastella

ROMA - Fugge via dall'Europarlamento non appena gli comunicano la notizia. Destinazione Roma e poi Ceppaloni. Per abbracciare la moglie, perché "i sentimenti vengono prima di tutto". Nega Clemente Mastella. Nega di essere invischiato in questa storia di posti regalati e abuso d'ufficio, di favori e di appalti. Perfino di sostegni elettorali dai clan. Ma non esclude che, come per l'inchiesta che lo ha costretto nel gennaio 2008 a dimettersi, anche sua moglie Sandra possa decidere di farsi da parte. Tutto resterà sospeso fino ad oggi. L'ex Guardasigilli, oggi deputato europeo del Pdl, è convinto che si risolverà tutto come due anni fa: "In un nulla di fatto". E avverte: "Noi non ci arrenderemo". Viene raggiunto al telefono un paio d'ore dopo che la notizia rimbalza dal capoluogo campano.

Clemente Mastella come si sente? L'inchiesta colpisce duro sua moglie ma tocca anche lei.

"Sono sereno. Non ho paura di niente".

Dove si trova? È tornato a Roma?

"Sto rientrando dalla sessione dei lavori parlamentari a Strasburgo, mi trovo a Parigi in transito ma sto tornando di corsa a Roma per raggiungere mia moglie. Perché prima di ogni cosa ci sono i sentimenti e poi tutto il resto. Però in questa vicenda ci sono delle cose che davvero non funzionano. Che mi risultano alquanto oscure".

A cosa si riferisce?

"Mi ha chiamato mia figlia stamattina presto da Roma. E mi ha detto che dentro casa mia sono arrivati all'alba quattro carabinieri. Stavano là dentro senza alcun permesso. Mi chiedo: cosa facevano? Cosa cercavano? Sono stati lì tre ore. Dalle 6 alle nove di mattino. Capite che shock per mia figlia? Ho dovuto ricordare loro che sono un parlamentare e che esistono certi limiti. E che quella era una violazione. Mi hanno solo risposto che stavano lì per attendere ordini".

Che tipo di violazione, onorevole Mastella?

"Quella è una violazione di domicilio. Una cosa inaccettabile.

A questo punto sua moglie che farà?

"Sandra è tranquilla. Semmai, è amareggiata. Ma noi abbiamo tutti la coscienza a posto. Sappiamo di non dover temere nulla".

Ma si dimetterà dalla presidenza del Consiglio regionale campano?

"Non posso escludere niente. Su questo, però, non mi faccia dire niente. Domani (oggi, ndr) faremo una conferenza stampa a Napoli. E lì saprete tutto.

Lei cosa si aspetta e soprattutto come intende muoversi?

"Io sono assolutamente sereno. Andremo in tutte le sedi opportune a difenderci. Non ci arrenderemo. Nessuno può dire che io sono contro i magistrati. Nessuno può dire che io mi sia mosso contro le prerogative che sono proprie della magistratura. E continuerò a comportarmi in questo modo, difendendo i nostri diritti nel massimo rispetto".

Ma lei si è fatto un'idea di questa inchiesta? Si parla di raccomandazioni, di liste di clienti, perfino di corruzione.

"Assolutamente no. Mi sembra tutto impossibile".

Ritiene che questa inchiesta sia legata a quella che due anni fa l'ha costretta alle dimissioni da ministro?

"Temo che tutto nasca da lì. Anche se quella ormai è una vicenda superata. Mi chiedo: anche il governatore Antonio Bassolino è coinvolto nelle indagini?".

© Riproduzione riservata (22 ottobre 2009)

 

 

 

 

Tangenti, bufera su Mastella

In un file la lista di raccomandati

di Conchita Sannino

Sandra Lonardo con il marito Clemente Mastella

Sandra Lonardo con il marito Clemente Mastella

Associazione per delinquere, truffa allo Stato, turbativa d'asta, falso e concussione. Il sospetto di un appoggio elettorale dai clan di Marcianise. Sandra Mastella costretta a lasciare la Campania e le zone vicine in seguito al "divieto di dimora" impostole dalla Procura. Un ciclone travolge l'Udeur.

Al centro dell´indagine c´è l´agenzia per l´ambiente Arpac, utilizzata, secondo l´accusa, come serbatoio elettorale della famiglia Mastella attraverso un fitto sistema di raccomandazioni. In un file sequestrato dalla Guardia di Finanza nella segreteria dell´ex direttore generale dell´Arpac, Luciano Capobianco, compaiono 655 nominativi e la maggior parte di essi sono accompagnati dalla segnalazione di un esponente politico, dell´Udeur ma non solo, che li avrebbe raccomandati. Il documento rappresenta uno dei perni dell´inchiesta del pubblico ministero Francesco Curcio, coordinata dal procuratore aggiunto Francesco Greco. Che è sfociata nelle 25 misure interdittive emesse dal gip Anna Laura Alfano. Gli indagati sono 63 tra politici, imprenditori, funzionari dell´amministrazione pubblica. In prima linea nell´inchiesta i carabinieri e i finanzieri guidati dal comandante provinciale Giovanni Mainolfi, in particolare il nucleo di polizia tributaria di Napoli.

Le misure. Arresti domiciliari per un solo indagato, Capobianco (ma il pm li aveva chiesti per 4, tra cui l´ex segretario regionale dell´Udeur, Antonio Fantini). Divieto di dimora in Campania e nelle province limitrofe (Latina, Frosinone, Isernia, Campobasso, Foggia e Potenza) per Sandra Mastella, lo stesso Fantini (che fu potente presidente democristiano della Regione ai tempi della ricostruzione post terremoto, vicenda per la quale fu arrestato e processato); Bruno De Stefano, direttore generale della Asl Benevento 1, già responsabile dell´agenzia sanitaria regionale Arsan; Mario Scarinzi, già direttore generale della Asl Benevento 1; Francesco Polizio, già sindaco di Casoria e dirigente dell´Arpac; i consiglieri regionali Nicola Ferraro e Fernando Errico; l´ingegnere Carlo Camilleri, consuocero di Mastella; gli imprenditori Valerio Azzi, Giuseppe Ciotola, Massimo Palmieri; i dirigenti Arpac Massimo Menegozzo, Carmelo Lomazzo; Ruggiero Cataldi, già direttore amministrativo della Asl Benevento 1; il dirigente della stessa Asl Arnaldo Falato; divieto di dimora in provincia di Benevento, Caserta e Napoli per l´imprenditore Bartolomeo Piccolo; divieto di dimora in provincia di Benevento e Napoli per Giustino Tranfa, imprenditore, e Giuseppe Zerrillo; divieto di esercitare l´impresa e la professione per gli imprenditori Carmine Criscione, Francesco Di Palma, Fabrizio Merolla, Claudio Rossi, Fabio Rossi, Antonello Scocca. I pm hanno ricostruito "un ramificato sistema di potere e di gestione della cosa pubblica, che si è contraddistinto per un improprio utilizzo delle funzioni pubbliche a fini privatistici, con commistione tra interesse pubblico e interesse personale e/o del partito di appartenenza". Esisteva insomma, nell´Udeur, "un vero e proprio programma criminoso stabilmente condiviso da più persone. Il sodalizio ruotava intorno ad alcuni esponenti di vertice del partito e ad alcuni professionisti ed imprenditori ad essi collegati". Il tutto "per acquisire utilità economiche, incarichi pubblici e consenso elettorale".

 

Le accuse ai Mastella. Concorso in abuso di ufficio per le assunzioni all´Arpac: è il primo dei reati ipotizzati nei confronti del presidente del consiglio regionale Sandra Lonardo Mastella. La Lonardo è indicata tra coloro che avrebbero istigato Capobianco ad assumere all´Arpac o ad assegnare consulenze a persone segnalate da esponenti dell´Udeur. Per una vicenda analoga, sempre per concorso in abuso di ufficio, risulta indagato anche l´ex ministro Mastella, che ha ricevuto ieri un avviso di conclusione delle indagini preliminari. I fatti si riferiscono a un arco di tempo che va dal 2005 al novembre 2007.

Mastella è inoltre indagato per tentativo di concussione in concorso con altri esponenti del suo partito (Fantini, Ferraro, Errico e l´ex assessore regionale Abbamonte) per costringere il direttore sanitario dell´ospedale Santobono a nominare primario Bruno Rolando (anch´egli indagato): in seguito alla sua opposizione, il direttore sanitario avrebbe ricevuto intimidazioni, come la presentazione di una interpellanza nei suoi confronti. Concorso in truffa è un altro capo di imputazione configurato nei confronti della Lonardo: è relativo a incarichi di consulenze alla Asl di Benevento a persone che non avrebbero avuto i requisiti richiesti. Mastella e Lonardo, insieme con altri indagati, sono accusati inoltre dai pm di associazione per delinquere, un´associazione che avrebbe operato secondo i magistrati soprattutto in Campania per "una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione" e soprattutto per l´acquisizione di attività pubbliche e gare pubbliche bandite dagli enti territoriali in Campania.

Il file nel computer. Nel file rinvenuto nel computer sequestrato nella segreteria di Capobianco compaiono 655 nominativi e la maggior parte sono accompagnati dalla segnalazione di un esponente politico, dell´Udeur ma non solo, che li avrebbe raccomandati. "Si tratta - è scritto nell´ordinanza del gip Alfano - di raccomandati veri e propri che rispetto ad altri aspiranti privi di sponsor, disponevano della segnalazione di un referente politico che determinerà, nella maggior parte dei casi l´assunzione in violazione delle norme". La Procura ha indicato in un riquadro, in ordine decrescente rispetto al numero di segnalazioni, l´elenco degli autori delle segnalazioni (circa 150). Spicca con 100 Nocera (ex assessore regionale Udeur), poi a seguire i nomi di Tommaso Barbato (43), Fantini (36), Pasquale Giuditta, cognato di Mastella (35), Clemente Mastella (26), Enrico (17), Sandra Mastella (12). Tra gli altri nomi di politici locali e nazionali più noti figurano anche Bassolino (2), De Mita (2), Pecoraro Scanio (1), Sales (1). Bassolino, Pecoraro e Sales smentiscono. Le persone segnalate sarebbero state favorite per incarichi esterni (consulenze) o per assunzioni all´Arpac a scapito di aspiranti privi di sponsor. "I soggetti che avevano beneficiato di contratti e consulenze - scrivono i magistrati - erano per circa il 90 per cento quelli il cui nome compariva nel file raccomandati". Lo stesso valeva per comandi e trasferimenti, anch´essi annotato in un file, con relativo sponsor politico. Dalle intercettazioni è emerso che nell´Udeur "si faceva a gara per riuscire a piazzare i propri raccomandati".

La sede Arpac. Dall´inchiesta è emerso il tentativo, fallito dopo l´intervento dei competenti uffici regionali, di acquistare con un imbroglio, per venti milioni, la nuova sede napoletana dell´Arpac attraverso un´intesa "che si ritiene fraudolenta, fra imprenditori-sodali e amministratori pubblici attraverso la simulazione di una gara pubblica nella sostanza inesistente, con enorme sperpero di denaro pubblico".

La Porsche Cayenne, regalo al figlio dei Mastella.

Scrive il gip Alfano: "Un episodio di estrema gravità attesta non solo che il consigliere regionale Ferraro era "al servizio dei Mastella" (non della pubblica funzione rivestita), ma anche l´esistenza di inquietanti collegamenti tra lui ed esponenti della criminalità organizzata, cui (Ferraro, ndr) si rivolge per fare acquistare un´autovettura modello Porsche Cayenne, del valore commerciale di 90mila euro, a Pellegrino Mastella, pagata in contanti con 77mila euro, come risulta dall´acquisizione di documentazione e dalle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia" (ma Mastella jr. ha precisato ieri aver pagato l´auto di tasca sua e ha assicurato che mostrerà le prove). Ecco, infatti, cosa racconta il pentito Michele Froncillo, già elemento di spicco del clan Belforte di Marcianise, in un interrogatorio del 13 agosto scorso: "Ho conosciuto Nicola Ferraro nella sua veste di imprenditore operante nel settore dei rifiuti. Infatti era il 1999, e la società di Ferraro, la Ecocampania, aveva vinto l´appalto nel comune di Santa Maria Capua Vetere per la raccolta dell´immondizia. Si instaurò tra noi un rapporto di conoscenza che andò avanti negli anni, fino a quando Ferraro non decise di fare politica nelle file dell´Udeur. Mi disse che era in ottimi rapporti proprio con Clemente Mastella. Al quale faceva favori di ogni genere sovvenzionando qualsiasi spesa che il partito avesse avuto bisogno di sostenere in provincia di Caserta, non escluso l´acquisto di pacchetti di voti nelle zone casertane". Uno scenario allarmante. Poi Froncillo passa al capitolo della Porsche. "Mi disse il Ferraro che, tra i vari favori che aveva fatto al Mastella, vi era anche il regalo della Porsche Cayenne che aveva acquistato da Tommaso Buttone. La cosa mi venne confermata dallo stesso Buttone e da Camillo Belforte, figlio di Domenico (il padrino di Marcianise, ndr). Se non ricordo male il pagamento venne effettuato, da parte del Ferraro, con il versamento di una somma di circa 75mila euro.

Come fu versato l´importo? Non so dire se furono utilizzati assegni o contanti. La vicenda è avvenuta tra il 2004 e il 2005. In ogni caso ricordo che era proprio il periodo delle elezioni alle quali si era presentato come candidato Udeur Nicola Ferraro. Preciso che l´intero clan di Marcianise si era messo a disposizione delle esigenze elettorali dell´Udeur e del Ferraro".

(22 ottobre 2009)

 

 

 

 

L'europarlamentare Pdl nega ogni responsabilità nell'inchiesta su appalti e favori in Campania

"Oggi mia moglie deciderà sulle dimissioni. Massimo rispetto per i magistrati, ma ci difenderemo"

Mastella: "Attacco vergognoso

io e Sandra non ci arrenderemo"

di CLAUDIO TITO

Mastella: "Attacco vergognoso io e Sandra non ci arrenderemo"

Clemente e Sandra Mastella

ROMA - Fugge via dall'Europarlamento non appena gli comunicano la notizia. Destinazione Roma e poi Ceppaloni. Per abbracciare la moglie, perché "i sentimenti vengono prima di tutto". Nega Clemente Mastella. Nega di essere invischiato in questa storia di posti regalati e abuso d'ufficio, di favori e di appalti. Perfino di sostegni elettorali dai clan. Ma non esclude che, come per l'inchiesta che lo ha costretto nel gennaio 2008 a dimettersi, anche sua moglie Sandra possa decidere di farsi da parte. Tutto resterà sospeso fino ad oggi. L'ex Guardasigilli, oggi deputato europeo del Pdl, è convinto che si risolverà tutto come due anni fa: "In un nulla di fatto". E avverte: "Noi non ci arrenderemo". Viene raggiunto al telefono un paio d'ore dopo che la notizia rimbalza dal capoluogo campano.

Clemente Mastella come si sente? L'inchiesta colpisce duro sua moglie ma tocca anche lei.

"Sono sereno. Non ho paura di niente".

Dove si trova? È tornato a Roma?

"Sto rientrando dalla sessione dei lavori parlamentari a Strasburgo, mi trovo a Parigi in transito ma sto tornando di corsa a Roma per raggiungere mia moglie. Perché prima di ogni cosa ci sono i sentimenti e poi tutto il resto. Però in questa vicenda ci sono delle cose che davvero non funzionano. Che mi risultano alquanto oscure".

A cosa si riferisce?

"Mi ha chiamato mia figlia stamattina presto da Roma. E mi ha detto che dentro casa mia sono arrivati all'alba quattro carabinieri. Stavano là dentro senza alcun permesso. Mi chiedo: cosa facevano? Cosa cercavano? Sono stati lì tre ore. Dalle 6 alle nove di mattino. Capite che shock per mia figlia? Ho dovuto ricordare loro che sono un parlamentare e che esistono certi limiti. E che quella era una violazione. Mi hanno solo risposto che stavano lì per attendere ordini".

Che tipo di violazione, onorevole Mastella?

"Quella è una violazione di domicilio. Una cosa inaccettabile.

A questo punto sua moglie che farà?

"Sandra è tranquilla. Semmai, è amareggiata. Ma noi abbiamo tutti la coscienza a posto. Sappiamo di non dover temere nulla".

Ma si dimetterà dalla presidenza del Consiglio regionale campano?

"Non posso escludere niente. Su questo, però, non mi faccia dire niente. Domani (oggi, ndr) faremo una conferenza stampa a Napoli. E lì saprete tutto.

Lei cosa si aspetta e soprattutto come intende muoversi?

"Io sono assolutamente sereno. Andremo in tutte le sedi opportune a difenderci. Non ci arrenderemo. Nessuno può dire che io sono contro i magistrati. Nessuno può dire che io mi sia mosso contro le prerogative che sono proprie della magistratura. E continuerò a comportarmi in questo modo, difendendo i nostri diritti nel massimo rispetto".

Ma lei si è fatto un'idea di questa inchiesta? Si parla di raccomandazioni, di liste di clienti, perfino di corruzione.

"Assolutamente no. Mi sembra tutto impossibile".

Ritiene che questa inchiesta sia legata a quella che due anni fa l'ha costretta alle dimissioni da ministro?

"Temo che tutto nasca da lì. Anche se quella ormai è una vicenda superata. Mi chiedo: anche il governatore Antonio Bassolino è coinvolto nelle indagini?".

© Riproduzione riservata (22 ottobre 2009)

 

 

 

 

 

Tangentopoli è ancora qui

di CURZIO MALTESE

Soffia un vento da fine Repubblica, un clima da '92, nelle vicende di questi giorni. Si è tornati a parlare delle stragi di Falcone e Borsellino, delle trattative fra mafia e stato intorno al "papello", il mistero più oscuro all'origine della Seconda Repubblica.

Le cronache tornano a riempirsi di storiacce di appalti e tangenti, di sistemi politici criminali scoperchiati, di arresti eccellenti fra Napoli e Milano. È come se il muro di omertà, mascherato da ideologie, steso da un decennio sulla corruzione fosse in procinto di cadere in pezzi, rivelando l'eterna attualità della questione morale.

La corruzione in Italia è da sempre la vera emergenza, un fattore che condiziona la vita politica ed economica. Ma il circo di media e politica, passata la tempesta di Mani Pulite, ha finto che non esistesse più. Alimentando una fabbrica di chiacchiere generiche, appese alle nuvole e fondate sul nulla. La forza delle cose s'incarica poi di restituirci alla realtà. Alla luce delle notizie di queste ore, alcuni dei temi privilegiati dal dibattito pubblico assumono un significato grottesco. Il posto fisso è un valore o bisogna accettare la flessibilità? Nel reame di Ceppaloni il conflitto era risolto in una mirabile sintesi hegeliana. Posti fissi o mobili, progetti a termine e consulenze milionarie, erano assegnati senza distinzioni fra destra e sinistra, laureati e asini, da un unico e gigantesco ufficio di collocamento clientelare. La signora Lonardi, moglie dell'ex ministro del centrosinistra, ora europarlamentare del centrodestra, dice che le "è crollato il mondo addosso" quando ha ricevuto l'ordine dei magistrati di non rimettere piede in Campania. Si figuri, signora, com'è crollato il mondo ai giovani meridionali. A quelli ancora convinti che per trovare un lavoro occorrano studio, impegno, talento.

Da anni destra e sinistra discutono sulla forma del federalismo futuro. Quali funzioni potrà svolgere il meraviglioso stato federale, soluzione di ogni conflitto, quali (poche) dovranno rimanere all'orrido Stato centralista, con quali contrappesi solidali. Fingono tutti di non sapere e di non vedere che cos'è il federalismo nell'unico settore in cui è già stato realizzato: la sanità. La voce che da sola occupa i due terzi dei bilanci delle Regioni. Un'orgia di sprechi, mazzette, appalti truccati, affari sporchi fatti, non metaforicamente, sulla pelle dei cittadini. Dalla Puglia alla Lombardia, nelle regioni rosse come in quelle berlusconiane. Regni di trafficanti bipartisan come il Tarantini di Bari, che organizzava festini per il premier e dopocena per gli assessori della giunta di Vendola. In cambio di che cosa, lo diranno i magistrati. Potentati economici e politici, come la sanità lombarda, governata da quel Giancarlo Abelli sfiorato da decine di inchieste e in ultimo toccato da quella sulle bonifiche delle aree edificabili di Santa Giulia, dell'ex Falck di Sesto San Giovanni e di Pioltello, per cui è già in carcere la signora Abelli, Rosanna Gariboldi. Perché sia chiaro che i clan familisti non allignano soltanto nel Mezzogiorno.

Non è il "ritorno della corruzione", come titola qualche notiziario. Perché la corruzione non se n'era mai andata. Ha continuato a far parte della vita quotidiana di milioni d'italiani dopo Tangentopoli e ora forse più di prima. È forse il ritorno di un clima sociale. O ancora più probabilmente, si tratta dei morsi della crisi economica. "Quando circolano meno soldi nelle tasche, i cittadini s'indignano più facilmente" chiosava anni fa uno dei protagonisti del pool milanese, Pier Camillo Davigo. Oggi, come allora, la crisi rende insostenibile per molti imprenditori la tassa della corruzione, che si erano rassegnati a pagare. Sono loro a sollevare il coperchio, gli esclusi dagli appalti di partito, i bocciati al concorso truccato. Corrono a chiedere giustizia a una magistratura senza mezzi e sotto minaccia, forte soltanto della propria indipendenza dal potere politico, garantita dalla Costituzione. Ancora per quanto, non si sa.

© Riproduzione riservata (22 ottobre 2009)

L'UNITA'

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2009-10-22

Lonardo fuori dalla Campania

di Massimiliano Amatotutti gli articoli dell'autore

Alle tre del pomeriggio il Consiglio regionale della Campania, preso atto dell’assenza del suo presidente Alessandrina Lonardo Mastella, allontanata dal territorio regionale con un divieto di dimora (esteso anche a 5 province delle regioni limitrofe) emesso dalla magistratura di Napoli, prende il via in un clima da sommersi e salvati. All’ordine del giorno c’è l’approvazione del Piano Casa, ma l’attenzione dei consiglieri è tutta su un fascicolo di trenta pagine zeppo di nomi. Quel pugno di fogli rappresenta il cuore delle 915 pagine di ordinanza cautelare in cui la Procura partenopea ha condensato circa due anni di indagini sul sistema Udeur in Campania: vi sono trascritte le generalità di 655 persone assunte a vario titolo tra il 2005 e il 2008 all’Arpac, l’agenzia regionale per la protezione ambientale.

I RACCOMANDANTI

Accanto a quelli dei raccomandati vi sono i nomi dei "raccomandanti": svetta l’ex assessore regionale all’Ambiente, Luigi Nocera, con più di 100 segnalazioni, seguito, con 43 sponsorizzazioni, dall’ex senatore Tommaso Barbato, noto per lo sputo al collega di partito Cusumano durante il voto di fiducia che affossò il governo Prodi. Staccati un ex segretario campano dell’Udeur, Antonio Fantini (36), il leader nazionale del partito Clemente Mastella, il capogruppo in consiglio regionale Fernando Errico, Sandra Lonardo Mastella. Ma l’Arpac era diventata una sorta di grande nutrice, alla cui mammella erano attaccati un po’ tutti. Nell’elenco dei "segnalanti" figurano, nel segno di un trasversalismo degno di miglior causa, politici di destra, di centro e di sinistra. L’elenco è stato rinvenuto in un pc sequestrato nella sede centrale dell’Agenzia: per i Pm della Procura di Napoli quel file avrebbe una valenza centrale nell’inchiesta. È la testimonianza che, partendo dal carrozzone clientelare l’Udeur, sciolto ieri per via giudiziaria, aveva costruito in Campania un granitico sistema di potere gestito, secondo i magistrati, da "una cupola politico-affaristica" a cui non è estranea la camorra. Oltre a lady Mastella, il divieto di dimora ha colpito anche Errico, il consigliere regionale Nicola Ferraro, e altri 15 tra esponenti del partito e imprenditori, tra cui il consuocero dei Mastella, Carlo Camilleri. Agli arresti domiciliari l’ex direttore generale dell’Arpac, Luciano Capobianco, vero fulcro dell’inchiesta: dalle intercettazioni eseguite sul suo telefono – anche mentre parla con l’allora ministro Mastella – emerge quello che il gip Anna Laura Alfano definisce "un vero e proprio furore lottizzatorio". Per 5 imprenditori e un libero professionista, tutti legati al sistema Udeur, è scattato il divieto di esercitare l’impresa e la professione. Gli indagati sono, in totale, 63. Tra essi c’è anche l’ex Guardasigilli, raggiunto da un avviso di chiusura delle indagini preliminari. Le accuse vanno dall’associazione a delinquere alla truffa allo Stato, alla turbativa d’asta, al falso in atto pubblico continuato, alla concussione.

LA PORSCHE IN OMAGGIO

Una tranche dell’indagine è stata trasferita alla Procura antimafia: riguarda l’appoggio dato dai Casalesi all’Udeur alle regionali del 2005: 12mila voti. Dalle carte spunta anche la donazione di una Porsche Cayenne a Pellegrino Mastella, figlio di Clemente e Sandra, da parte del titolare di un autosalone di Marcianise in carcere per 416 bis. Nell’inchiesta è entrato questo e molto altro: nel triennio 2005-2008 il sistema Udeur si ramifica e si consolida. E così, l’acquisto della sede Arpac di Napoli e la ristrutturazione di quella di Benevento avvengono nel segno dell’illegalità, con sfacciati favoritismi per imprenditori amici e grossolane irregolarità. Stessa cosa per il rinnovo dei sistemi informatici. Ma "l’organizzazione" non si lascia scappare niente. Nemmeno la nomina del comandante dei vigili urbani di Benevento: sulla poltrona viene piazzato un fedelissimo, incaricato di favorire una ditta amica nell’appalto per i nuovi autovelox cittadini. E quando il sindaco di Morcone si rifiuta di aderire al partito, l’organizzazione passa dalle lusinghe alle minacce. Stesso trattamento viene riservato al direttore generale dell’ospedale Santobono di Napoli, che non nomina un primario amico degli amici. Perché, scrivono i magistrati, prima che alle istituzioni, "i sodali dovevano essere fedeli al partito".

22 ottobre 2009

 

 

 

 

Sandrina e quell'arresto tra i petali di rosa

di Federica Fantozzitutti gli articoli dell'autore

Il mio cuore si è frantumato. Non trovo le parole". Due anni dopo, per Sandra Mastella la giostra giudiziaria ricomincia: dagli arresti domiciliari nella villa di Ceppaloni nel gennaio 2008 all’attuale clamoroso divieto di dimora in Campania.

In mezzo, di tutto: le dimissioni ad alto tasso scenico del marito da Guardasigilli ("Scelgo l’amore per la mia famiglia") e il conseguente crollo del governo Prodi, lo sbriciolamento dell’Udeur tra rinfacci e ripicche, le tensioni familiari culminate nella lite con il cognato-sodale Pasquale Giuditta, infine la catarsi nel diario di questa epopea "Non sarò Clemente" suggellato da una grande festa con Gigi D’Alessio al piano ad eseguire "Non mollare", dedicato a lei.

Col senno di poi, quasi un presentimento da brividi. Eppure, ne era uscita. Libera, in sella alla presidenza del consiglio regionale campano (che ora non si sa come riunirà, dal "confino"), indenne persino dal passaggio dell’Udeur all’opposizione di destra: "Lei tanto non vota, è una figura istituzionale". Alessandrina detta Sandra, 55 anni di cui 34 da Lady Mastella. Meglio: "eminenza grigia" del Campanile, come confessava Clemente, pronta per diventare leader di un partito di centro, che l’ondivago Casini stesse attento. Della loro vita di coppia, più soap che leggenda, si sa già tutto. I Mastella’s del Sannio come i Clinton: lei tifa Hillary, a Bill spiegò la dura legge dei rigori durante Italia-Francia. Con Clemente si conoscevano da bambini, lei aspirante missionaria, lui leader in erba già sul campetto di calcio. Poi l’emigrazione a Oyster Bay, tra ghiaccioli e addobbi natalizi; il fidanzamento con fedina di zaffiri quando lui, in viaggio di laurea negli States, si dichiarò.

Così Sandrina l’Americana divenne la metà di un inossidabile sodalizio politico-familiare. Lui fuoco, lei terra. Tailleur post Chanel, pettinatura vaporosa e trucco impeccabile, sempre in prima fila alla Festa di Telese. Organizza kermesse enogastronomiche tra Capri e Benevento ("È la città più centrale del Sud, ha l’autostrada e la Tav ad Afragola"), e scala i vertici della Croce Rossa. Poi l’elezione nel listino bloccato di Bassolino e, dal 2005, la guida del parlamentino regionale. Esordio rovente con l’aumento delle commissioni e la passione per il Columbus Day. Da vera lady non se ne cura: brinda a champagne millesimato quando il suo candidato sindaco strappa Benevento a 13 anni di dominio del polo, delibera il capitolato per "la manutenzione delle essenze ornamentali, innaffiamento e lucidatura" di kenzie e filodendri nel Palazzo della Regione.

Quel freddo gennaio 2008 è il primo caso di arresti tramutati in festa. Un happening giudiziario: fiaccolate, petali di rosa sulla macchina di ritorno dall’interrogatorio processione di battesimati e cresimati da San Clemente, tè caldo e wafer offerti a giornalisti e curiosi fuori dal cancello, raccolta firme sotto il gazebo bianco sporcato dalla pioggia.

Poi, il purgatorio: libera sì, ma più sola e più dura. Lo racconta a Panorama: gli invitati da mille sono passati a venti, alla tintoria che chiama "signora, la roba è pronta" dice a muso duro "specifichi che sono pantaloni". Fortunata, eppure: "Un matrimonio che funziona ancora". Clemente, raggiunto dalla notizia a Strasburgo, ha subito digitato un sms: "Non mollare".

22 ottobre 2009

 

 

 

 

"Una vendetta per mia elezione in Pdl"

"Questa in­chiesta è contro tutto e tutti, è una vendetta perchè sono stato rieletto. Io non ho mai preso una tangente in vita mia, la camorra è una cosa che non mi appartiene. Come cristiano, ripugna alla mia co­scienza. E poi comunque, se uno tiene il 416 bis mica ce l'ha scritto in fronte". Lo dice Clemente Mastella in una intervista.

"È la stessa cosa di Morando, è come se -aggiunge- siccome hanno ammazzato uno a Ca­stellammare allora è colpa sua. Che c'entra? Co­me ministro ho reso più duro il 416 bis. Sono stato l'unico segretario che ha tolto dalle li­ste uno che aveva problemi giudiziari: mi hanno pure con­dannato a pagare 150 mila eu­ro. Che devo fare, se uno li mette in lista è camorrista, se non li mette lo condannano".

"È la fine di ogni regola. Se vai a vedere cosa contesta­no sono solo segnalazioni. Sì, segna­lazioni, ma qual è il proble­ma, le fanno tutti, no? Tizio, Caio, Sempronio. Se guardate bene, nella lista sono il quin­to per numero di segnalazio­ni. Poi -si chiede l'ex ministro della Giustizia- se una non è reato, lo diventa se sono 50? Oppure è reato solo per me? E poi mi chiedo: perché l'avviso lo hanno mandato a me e non a Bassolino? Perché?".

22 ottobre 2009

il SOLE 24 ORE

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